Grottazzolina 1944…arrivano i Polacchi – Siamo verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, le armate tedesche sono in ritirata verso nord, mentre gli Alleati avanzano dal sud del Paese. All’alba del 19 Giugno 1944 furono fatti saltare sia il Ponte dell’Ete Vivo che il Ponte del Tenna, il quale era strategicamente indispensabile in quanto collegamento ferroviario tra la costa e gli Appennini.
Grande idea dei ragazzi di Girovagando Grotta che spesso organizzano anche manifestazioni sportive con passeggiate e tour in bicicletta lungo i sentieri che costeggiano il fiume Tenna.
La vita dietro il filo
Il libro ebook “La vita dietro il filo” dell’autore Michele Paoletti, ha raccontato una parte della storia dell’ex Campo di Prigionia per truppe PG70 di Fermo che si collega con il PG59 di Servigliano e tutta la valle del Tenna con la ferrovia Porto San Giorgio-Amandola.
I ponti lungo il Tenna rappresentavano una minaccia da far saltare in aria per rallentare l’avanzata degli alleati. Quelli del giugno del 44′ furono giorni tormentati fatti anche di insicurezza e informazioni discordanti che provenivano da diverse fonti/fronti. I partigiani di lì a poco avrebbero finalmente festeggiato la liberazione del territorio dal nazifascismo.
Ponti minati e ritirata tedesca
Al mattino molta gente accorse al ponte dell’Ete Vivo semi distrutto e aiutò le truppe Alleate a creare con degli arbusti un passaggio per far attraversare i loro automezzi. Riuscirono ad oltrepassare il fiume una decina di mezzi cingolati scoperti, dotati di mitragliatrice con a bordo sei o sette militari armati i quali giunsero a Grottazzolina.
📽 In occorrenza dell’80° anniversario della liberazione di Grottazzolina verrà riproposto il minamento del Ponte del Tenna da parte dei guastatori tedeschi e il successivo arrivo delle truppe del 2° Corpo Polacco del generale Anders a Grottazzolina.
Tutti i figuranti sfileranno su mezzi militari della Seconda Guerra Mondiale con vestiti e abbigliamento originale o riprodotto dell’epoca.
Grottazzolina 1944: arrivano i polacchi – Programma
🍔 20.00 Apertura degli stand gastronomici
🎙 21.30 Esibizione del gruppo Ol Boogies
👗 Si invitano i partecipanti ad indossare un abbigliamento anni ’40
⛺ Sarà data la possibilità di pernottare con la propria tenda
❌ NON SONO AMMESSE UNIFORMI MILITARI AL DI FUORI DI QUELLE DELLO STAFF

La storia
Il 18 luglio 1944 i soldati del II Corpo d’Armata polacco, al comando del generale W.
Anders, entrano ad Ancona. La città viene liberata dopo una battaglia, condotta in due fasi, che mostra notevoli punti di interesse e di originalità. Sono inoltre presenti alcuni aspetti di ordine simbolico che rivestono una fondamentale importanza e che indicano le Marche come uno dei primi luoghi in cui le ricostituite Forze armate italiane, i partigiani, le istituzioni locali collaborano con gli alleati per compiere quella necessaria opera di ricostruzione morale che porterà alla rinascita dell’Italia.
I soldati polacchi hanno il compito di conquistare il porto di Ancona, il cui possesso è
indispensabile per rifornire le truppe alleate impegnate nell’offensiva contro i tedeschi che segue allo sfondamento della Linea Gustav e all’entrata degli americani a Roma. Per raggiungere l’obiettivo, il gen. Anders imposta dapprima una strategia flessibile che prevede una manovra aggirante da condurre dalla zona di Macerata in direzione di Jesi. Tuttavia, nel caso che l’offensiva si dovesse esaurire, è prevista in subordine la conquista delle posizioni dominanti di Castelfidardo, Osimo, Filottrano, Cingoli, ritenute utili per continuare le operazioni con successo.
Ed è quanto accade nelle prime due settimane del luglio 1944. Il possesso di queste alture
consente, nel periodo 17-19 luglio, l’effettiva conquista di Ancona. L’operazione viene condotta a termine con una manovra avvolgente che si sviluppa nell’entroterra di Ancona, partendo da Osimo e procedendo in direzione di Polverigi, Agugliano, Falconara e la foce del fiume Esino. Al tempo stesso viene impostata una manovra diversiva sulla fascia costiera a sud di Ancona, volta a mascherare l’attacco principale e a spingere i tedeschi verso nord. Lo scopo finale è quello di chiudere i tedeschi in una sacca, delimitata a sinistra dalle forze polacche e a destra dal mare.
Nella manovra avvolgente c’è un massiccio impiego di mezzi corazzati e di fanteria, mentre la manovra diversiva è affidata alla cavalleria. Nel suo complesso, l’operazione è molto ben impostata ed è preceduta da una valutazione di tutti i fattori favorevoli e contrari. In particolare, nella preparazione dell’attacco a Monte della Crescia, la cui conquista è di estrema difficoltà ma al tempo stesso indispensabile per proseguire la manovra avvolgente, entrano in gioco le peculiari doti del comandante: esperienza, razionalità, prudenza unita al coraggio e alla capacità di affrontare incerte situazioni di rischio calcolato.
E quando si manifestano quegli imprevisti che sempre accompagnano le battaglie, il gen. Anders può intervenire con decisioni adeguate.
Anche se i tedeschi, con ridotte forze di fanteria e privi di carri armati ma dotati di notevoli contingenti di artiglieria, mostrano una tempestiva reattività, il successo arride alla fine al II Corpo polacco. La conquista del porto di Ancona produce alcune importanti conseguenze. Già dopo alcuni giorni le navi cariche di rifornimenti possono attraccare, mentre in tutta l’area di Ancona sorge una complessa rete di strutture logistiche, tra cui un gigantesco deposito carburanti nel territorio di Falconara.
Ma, soprattutto, è la stessa strategia alleata a subire un radicale cambiamento: ai primi di
agosto 1944 l’attacco principale alla Linea Gotica – la barriera difensiva sistemata dai tedeschi tra sud di La Spezia e Pesaro – viene spostato sulla fascia costiera adriatica. I polacchi dovranno proseguire l’azione contro i tedeschi, spingendoli verso nord e logorandoli, mentre altre truppe britanniche e canadesi saranno inviate verso l’Adriatico per unirsi ai polacchi. L’azione comune alleata contro la Linea Gotica verrà avviata il 25 agosto 1944, alla presenza dello stesso Primo ministro britannico W. Churchill.
Nella battaglia di Ancona il II Corpo polacco mostra tutta l’efficienza raggiunta in anni di
addestramento. Ma c’è nei soldati polacchi anche una grande forza morale. Essi avevano vissuto, nel settembre del 1939, il dramma della duplice invasione della Polonia da parte della Germania nazista e poi dell’Unione Sovietica. Molti di loro erano stati rinchiusi nei campi di lavoro forzato sovietici e avevano subito privazioni di ogni genere. Un solo ideale unisce questi uomini: combattere i tedeschi sia per liberare l’Italia sia per potere ritornare in una Polonia libera, indipendente e ricostituita nei suoi confini.
La battaglia di Ancona è dunque una battaglia anche per la Polonia, volta a far conoscere la questione polacca e la condizione del II Corpo di armata in esilio. Ma le aspettative dei polacchi saranno frustrate proprio dagli alleati britannici e americani che, privilegiando l’alleanza con i sovietici, permetteranno a Stalin di incorporare nell’Unione Sovietica quelle regioni orientali della Polonia che erano state occupate nel 1939 d’accordo con Hitler.
Si può tuttavia affermare con fondamento che il sacrificio dei soldati polacchi ad Ancona –
come a Cassino nel maggio 1944 e a Bologna nell’aprile 1945 -e la dignità con cui hanno in seguito affrontato l’esilio costituiscono le premesse di quella lunga lotta che nel 1989 ha portato la Polonia a diventare un Paese libero. Nella battaglia di Ancona i polacchi non sono soli. Al loro fianco combattono gli italiani.
Il Corpo italiano di liberazione, comandato dal gen. U. Utili, nella prima fase della battaglia ha il compito di prendere Filottrano e quindi, nella fase decisiva, di proteggere il fianco sinistro dei polacchi e di conquistare Rustico e Santa Maria Nuova. Il CIL, pur disponendo di mezzi inadeguati, si comporta con valore e mostra che il nuovo esercito italiano sta superando il trauma dell’otto settembre. Proprio in seguito ai risultati conseguiti dal CIL, potranno nascere nei mesi successivi quei Gruppi di Combattimento che daranno delle ottime prove, a fianco degli alleati, nelle operazioni della primavera del 1945 che porteranno alla sconfitta dei tedeschi.
Gli italiani fanno inoltre parte delle stesse forze armate polacche. La 111a Compagnia
Difesa Ponti è appunto formata da volontari italiani, inquadrati da ufficiali polacchi e impiegati come commando. Con i Lancieri dei Carpazi sono tra i primi, il 18 luglio 1944, ad entrare ad Ancona. Con i polacchi collabora poi la “Banda Patrioti della Maiella”, formata da partigiani abruzzesi e comandata da E. Troilo. I partigiani di Ancona danno un contributo rilevante alla vittoria finale combattendo duramente, evitando la distruzione di ponti e strade minate dai tedeschi, fornendo ai polacchi preziose informazioni sul dislocamento dei tedeschi e sulle strade da percorrere.
Una efficace collaborazione tra polacchi e italiani si instaura con rapidità. Dal 18 luglio, e
d’accordo con i polacchi, sono gli stessi partigiani che, insieme alle residue forze dell’ordine, presidiano la città. Il coordinamento è affidato a Carlo Albertini, comandante del 3° Corpo dei Vigili del fuoco che, con i suoi uomini, aveva svolto un ruolo fondamentale nell’opera di soccorso delle popolazioni della provincia colpite dai bombardamenti angloamericani dell’ottobre-novembre 1943 e dei primi mesi del 1944. Sia pure sotto tutela alleata si ricostituisce la pubblica amministrazione: il prof. Franco Patrignani viene nominato sindaco mentre prefetto diventa l’avv. Oddo Marinelli.
Il 18 luglio 1944 non è dunque solo il giorno di un notevole successo strategico alleato, ma
segna anche la data simbolica del faticoso avvio della democrazia dopo la dittatura fascista e i tragici anni della guerra. E va sottolineato il fatto che alla lotta per la riconquista della libertà partecipano gli italiani, sia coloro che appartengono alle truppe regolari e sia i partigiani, che mostrano ad Ancona – come accadrà nei mesi successivi nel nord – la comune volontà di combattere per il proprio Paese.
di Giuseppe Campana Ricercatore – Istituto Storia Marche, Ancona