Oggi come non mai siamo bombardati dall’informazione o meglio dai dati. La sottile ma sostanziale differenza tra informazione e dato dovrebbe essere sempre tenuta in considerazione. Il liberismo degli ultimi anni ha portato ad una degradazione dell’informazione sempre più mercé dei dati. Quali sono allora i meccanismi che vediamo quotidianamente nelle testate giornalistiche online poco affidabili dal punto di vista informativo? Iniziamo:
- La professionalità: gli articoli sono scritti sempre più spesso da non professionisti ovvero dai pubblicisti. Persino i direttori responsabili della testata sono spesso giornalisti pubblicisti, una cosa abbastanza assurda anche se prevista dalla legge.
- I dati: sempre più spesso per essere veloci nella pubblicazione dell’articolo si riportano informazioni letteralmente copiate da pagine istituzionali o partiti della politica locale senza avere la minima briga di verificarle o citare il link alla fonte. Il copia-incolla è un vizio molto diffuso in qualsiasi ambito. È aumentato il numero di errori ortografici causati dalla velocità necessaria per arrivare primi.
- Le fonti: una mancanza comune. Le fonti sono alla base della pubblicazione di un articolo scientifico ma stranamente spesso non riportate o incomplete in articoli giornalistici. Una mancanza che non comprendo.
- La struttura spam & fake news: in molte di queste testate è presente una situazione alquanto assurda, ovvero sopra sono riportate le notizie e sotto sono presenti banner pubblicitari riportanti palesemente fake news, dai finti milionari in Bitcoin al come vincere facile con il Super Enalotto. Come è possibile che venga permessa una cosa del genere? Perché l’ordine dei giornalisti non interviene? Perché l’utente non viene protetto dall’informazione spazzatura? Dietro l’utente c’è l’essere umano e andrebbe rispettato: non cannibalizzato.
- L’uso improprio di articoli promoredazionali: spesso vengono fatte promozioni ad aziende o personaggi senza menzionare che si tratta di pubblicità. Quando viene specificato che l’articolo è pubblicitario lo si indicizza comunque in Google News violando le regole dell’informazione. Infatti gli articoli promoredazionali non possono essere presenti in Google News in quanto non rappresentano informazione ma sponsorizzazione!! Google News non ha una struttura in grado di immunizzarsi nei confronti di tale uso scorretto: le segnalazioni cadono al vento.
- Mischiare promozione con informazione: riprendendo il punto precedente si crea confusione nel lettore spacciando spesso promozione per informazione. Lo ritengo gravissimo. Un giornale serio dovrebbe distinguere nettamente le due cose e associarle a domini differenti. Mischiarle significa giocare sporco.
- Lo spam nei gruppi Facebook: i pubblicisti ma anche i professionisti hanno imparato a forzare in qualsiasi modo l’informazione. Si intrufolano in qualsiasi gruppo pur di spammare i loro articoli violando le netiquette di internet e delle Community. Le pagine Facebook delle testate servono a quello, perché fare spam nei gruppi? Non è per nulla professionale. Una volta può succedere, due pure ma è diventata la regola, quindi vanno fermati dai Community Manager che però dormono.
- La gratuità dell’informazione online ha ridotto notevolmente la qualità: il modello di business dei giornali cartacei funzionava perché venivano acquistati. Il modello di business delle testate ha si abbonamenti ma non essendo obbligato l’utente può scegliere a differenza del cartaceo.
- Gli organi di controllo non vigilano abbastanza: se ci fossero degli organi di controllo competenti quanto detto finora sarebbe annullato o ridotto al minimo. Purtroppo hanno gli occhi chiusi.
- Mancanza di argomenti freschi, positivi, originali: spesso tutte le testate riportano informazioni uguali minando il pluralismo informativo e la qualità stessa dell’informazione. Poca differenziazione, poca qualità.
- L’undicesimo punto aggiunto dopo: spesso i giornalisti che si candidano per un partito utilizzano il giornale per auto-sponsorizzare la loro candidatura. Un evidente conflitto d’interessi che ho visto molte volte, però nessuno fa nulla. È assurdo.
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