Intro – Cosa è successo negli ultimi trent’anni nel nostro territorio? Cercherò di riavvolgere il nastro della memoria, perché siamo dei “dimenticatori seriali” soprattutto di storia contemporanea. Si tira fuori la politica del 1945 ma ci si dimentica quella degli anni 2000. È più importante il passato o il passato remoto? Andando a logica una che me l’ha data ieri per me che viaggio nel presente è più incisiva di una che me l’ha data vent’anni fa. Ma secondo Einstein il tempo ha poco senso, tutto ruota attorno agli eventi e l’evento della seconda guerra mondiale è nettamente più importante di quelli che si sono susseguiti. Per rispondere correttamente alla domanda è meglio usare un dipende, scrollando di dosso tutte le responsabilità. Dipende dal contesto, da cosa stiamo analizzando, ecc…
Ma su una cosa possiamo essere tutti d’accordo, la storia dello zucchero è stato un vero e proprio disastro europeo.
Un incubo chiamato centrale a biomasse

Correva l’anno 2015, la battaglia oramai decennale in opposizione alla costruzione della centrale a biomasse di Campiglione di Fermo si stava inasprendo; mentre partecipavo alle discussioni e ai dibattiti organizzati dal Citasfe (Comitato Intercomunale per la Tutela dell’Ambiente e della Salute del Fermano).

Rimembravo spolverando gli angoli dell’infanzia come il bianco fumo denso nelle notti d’estate veniva trasportato dal vento a riposarsi sopra le lenzuola della mia camera da letto. L’unico “vantaggio“, se così possiamo chiamarlo, era quello di poter camuffare le “puzzette” in quanto l’odore era del tutto simile a quello post piatto di fagioli borlotti. Il fetore nauseabondo nella lavorazione delle barbabietole, si sommava al costante rumore e all’inquinamento dei tir che ogni notte facevano la spola per scaricare il prodotto grezzo in quel losco sito in cui sorgeva l’azienda Sadam.
La temibile scritta, visibile ancora oggi, domina l’ampio spazio dall’alto della sua spavalderia disinnescata. In quel tempo di tenera gioventù quando l’azienda era a pieno regime, i telegiornali passavano quasi ogni giorno le fantastiche avventure di guerriglia tra Saddam Hussein e non so quale schieramento. Quando scorrevano le immagini del dittatore, io come penso il 90% della popolazione locale della mia età, per assonanza associavamo il tizio a quel maledetto zuccherificio. La Sadam era negativa per la puzza, Saddam per come lo dipingevano i media, e mischiarli insieme era una sorta di routine giornaliera da giochi di parole.

Crescevi, ti alzavi e ogni estate la puzza ti faceva compagnia; col tempo quella compagnia a volte irruenta si era fatta delicata a causa dell’abitudine talmente radicata da essere diventata parte integrante della tua vita, tanto che quando non la sentivi più ti iniziavano a venire i dubbi esistenziali. Certi giorni il cielo azzurro diventava bianco, sembrava di essere in paradiso se non fosse per l’aria satura che ti riportava nel lato più profondo dell’inferno. Le burla in dialetto fermano erano sempre in auge come “Puzzi più de lu zuccherificiu”,“Ma che si scoregghiato?? (in realtà no, era lu zuccherificiu)”, e via dicendo, la simpatia la faceva da padrone; tanto oramai non ci restava che ridere.

Poi un giorno tutto d’un tratto l’Italia, che se non sbaglio era governata dall’Ulivo (un nome offensivo alla natura) di un certo **** di fine anni 90′ meglio conosciuto come mortadella per quanto si ingozzava di denaro e per quanta fame ha fatto patire al popolo italiano, entrò nel più grande sbaglio (per come fu fatto) della storia contemporanea chiamato Unione Europea e unione monetaria. Così finì il periodo rose e fiori, e iniziò quello delle sole rose vendute da ambulanti abusivi, alla svendita del patrimonio italiano in nome dell’internazionalizzazione. In poche mosse andarono in fumo anni e anni di risparmi con una frase che fece la storia per quanto puzzava di cazzata: “Con l’euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più”.
Tutto si decise a tavolino nel palazzo dei poteri, alla velocità di un ladro in pieno regime di rapina e mentre la gente stava ancora comprando convertitori lira-euro incasinata nei processi mentali di conversione diventati psicopatologici il numero 1936,27 lire frastornava la razionalità anche dei più temerari. E così nacque il caos misto a paura nei portafogli degli anziani, che ragionavano ancora in lire ma dovevano pagare in euro; per non parlare delle partite a carte sotto Natale dove nascevano le diatribe per la puntata a bestia nella riconversione lira-euro. Un vero dramma soprattutto per quelli che bussavano col 3 secco e non stavano di mano. Fu così che nacquero 4 fazioni:
- da una parte i tirchi quelli che col tre secco passano sempre quando la puntata è alta
- da una parte i prudenti quelli che bussano solo se stanno di mano indipendentemente dalla puntata
- da una parte i tirchi prudenti che bussano se la puntata è media e stanno di mano
- da una parte i temerari che bussano sempre per far alzare la bestia, per conquistare l’onore
Le sorti del popolo furono indegnamente segnate. Una pagina di storia oscura, per l’egemonia di una politica venduta alla finanza e al business da far-west dove controllore e controllato erano sempre gli stessi individui collusi. Da una parte c’era il mafioso dell’imprenditoria, delle speculazioni edilizie milanesi e del controllo sull’informazione che in quel tempo viaggiava ancora quasi interamente per via televisiva mentre dall’altro il venduto cercava di far soldi con i poteri forti dell’Unione Europea fregandosene di tutto e di tutti.
E così nella spartizione di quote fu deciso che non potevamo produrre tutto quello zucchero! Eravamo forse troppo dolci per l’avvenente futuro degli Stati Uniti d’Europa (il fascino di copiare agli americani persino i nomi sarà mica dovuto all’influenza di quella sessantina di basi militari che occupano il suolo italiano?? In altri tempi si sarebbe chiamata occupazione). La poca libertà rimasta se ne andò a farsi fottere senza nessuna protesta dell’opinione pubblica italiana soggiogata dallo spirito comunitario osannato da mortadella. La mano invisibile di Adam Smith fu sostituita da quella visibile di Bruxelles che mise sul lastrico parecchie famiglie. Dallo zuccherificio 150 dipendenti fissi furono mandati a casa più tutti quelli stagionali che operavano nei periodi di pieno regime. Fu un duro colpo per l’occupazione locale, una bastonata imposta dall’alto. Da un giorno all’altro senza nessun piano di riconversione studiato a tavolino, senza progetti, senza visione del futuro, si decise di fare tabula rasa colpendo il fulcro: lo strato sociale medio.
L’egemonia europea, la delocalizzazione delle aziende (processo di declino iniziato negli anni 90′, portato avanti da traditori senza scrupoli, senza un minimo di etica col solo scopo di realizzare un profitto economico e senza l’opposizione né del popolo dormiente né delle istituzioni politiche), l’immigrazione incontrollata e mal integrata e la globalizzazione dei grandi colossi, sono stati i principali responsabili della distruzione dell’artigianato locale, della qualità dei prodotti, del ceto sociale medio. Questo processo di ristrutturazione europeo (quando sentite la parola ristrutturazione aziendale significa sempre taglio del personale) ha decretato il taglio di posti di lavoro perché costavamo troppo rispetto alla manodopera a basso costo dell’Est.
Ma portare i semilavorati dall’Italia alla Cina era poco efficiente da un punto di vista logistico poiché si rimetteva il basso costo della manodopera sui tempi di spedizione e costi di trasporto. Allora si decise di fare la “furbata”. Ci furono rapporti segreti (ma anche alla luce del sole e li mostreremo dopo) tra la Cina sovrappopolata e il governo italiano. L’Italia richiedeva manodopera a basso costo per far fronte alla concorrenza del mercato e la riduzione del debito pubblico, la Cina voleva togliersi dalle palle un bel po’ di parassiti diventati troppi (come i topi nell’esperimento Universo 25), insostenibili e un peso per la società che nonostante le tasse sul secondo figlio non riusciva a controllare le nascite. L’accordo ci fu e i cinesi furono merce di scambio spedita (non ho capito bene come) forse con la collaborazione della triade cinese ovvero l’organizzazione criminale a stampo mafioso tutta made in China. Sono talmente bravi a copiare che avranno pensato, “In Italia la mafia funziona alla grande perché non ce provemo pure nojatri!?”
La mia supposizione spiegherebbe l’inspiegabile. Se andiamo ad analizzare i dati demografici (fonte ufficiale ISTAT) possiamo avere molta carne sul fuoco. Prendiamo un paese di riferimento come Monte Urano dove la calzatura ha attirato il flusso incontrollato e degradopostmezzadrile l’ha rinominata Repubblica Popolare Cinese:
- nel 2004 i cinesi rappresentavano il 6,29% contro il 20,51% di albanesi e il 47,79% di marocchini. Ovvero erano in netta minoranza
- nel 2006 i cinesi rappresentavano il 11,23% contro il 22,83% di albanesi e il 36,78% di marocchini. Ovvero erano ancora in netta minoranza
- nel 2008 i cinesi rappresentavano il 24,97% contro il 15.46% di albanesi e il 29.02% marocchini. Ovvero i cinesi nel 2008 superarono gli albanesi e agganciarono i campioni marocchini
- nel 2009 i cinesi rappresentavano il 28,41% contro il 15.09% di albanesi e il 27.52% marocchini. Ovvero i cinesi superarono gli albanesi e i marocchini vincendo la medaglia di campioni dell’immigrazione
- nel 2010 i cinesi rappresentavano il 30.26% contro il 15.23% di albanesi e il 24.85% marocchini. Ovvero i cinesi nel 2010 si laurearono campioni di immigrazione
Se proprio vogliamo continuare possiamo vedere l’invasione graduale cinese perché di invasione si tratta in quanto mentre le percentuali di immigrati di altri paesi rimangono costanti o diminuiscono e complessivamente la % totale di stranieri si riduce, la % di cinesi (immigrati non riconosciuti dalla società come tali e dopo vedremo perché) schizza:
- 2011 i cinesi rappresentavano il 32.79%
- 2012 i cinesi rappresentavano il 32.17%
- 2013 i cinesi rappresentavano il 35.06%
- 2014 i cinesi rappresentavano il 38.52%
- 2015 i cinesi rappresentavano il 42.97%
- 2016 i cinesi rappresentavano il 43.81%
- 2017 i cinesi rappresentavano il 43.27%
Chi controlla questo flusso? Chi permette e ha permesso l’invasione silenziosa?
I dati non mentono mai, a meno che non vengano truccati o siano mal acquisiti. Mister B. dopotutto con il suo A4 bianco piegato sulla mano destra sventolava e lanciava percentuali infondate ogni giorno sui suoi canali personali e la gente lo votava perché era credibile (grazie al cazzo aveva la televisione in mano). Riusciva a conquistare la folla solo perché la folla si fidava e non andava a controllare i dati. Mister B. ha vinto con le menzogne, con il ladrocinio, sfruttando la disinformazione e l’ignoranza dettata anche dall’ancora assente World Wide Web che rivoluzionò il mondo.
A Roma i cinesi arrivano nel secondo dopoguerra ma diventano una presenza visibile solo intorno agli anni 80′ come nel resto dell’Europa (riferimento: Come ci vedono e ci raccontano. Rappresentazioni sociali degli immigrati). Nel nostro paese da una spinta all’immigrazione l’accordo tra il governo della Repubblica e i governi della repubblica popolare cinese relativo alla promozione e alla reciproca protezione degli investimenti, firmato a Roma nel 1985 ed entrato in vigore nel 1987 (riferimento: Carchedi,1994,p.48). Un fine conoscitore dell’immigrazione cinese disse:
<<Gli emigrati cinesi sono persone che operano le proprie scelte migratorie nel quadro di strategie familiari di gestione del rischio sociale e di miglioramento del proprio status economico>>

Si emigra per migliorare le condizioni economiche con un’organizzazione complessa che si basa su nuclei familiari allargati che prestano denaro a chi emigra. L’immigrato lavorerà spesso senza remunerazione per il tempo necessario a ripagare il prestito. Quando finalmente si sarà liberato dai debiti contratti si preoccuperà di accumulare quanto gli serve per cominciare una sua attività autonoma. A questo punto il cerchio si chiuderà e colui che l’avrà chiuso ne aprirà uno nuovo prestando a sua volta denaro ad altri aspiranti migranti, rafforzando quella rete di aiuti reciproci che costituisce un vero e proprio network in gergo tecnico chiamato guanxi e sorregge l’intero sistema.
Mi sono sempre chiesto una cosa. Quando si parla di extracomunitari nell’immaginario collettivo e nella realtà dei fatti i cinesi non vengono mai menzionati. Perché? La mia auto-risposta è la seguente: il sistema sopra citato permette nel silenzio sociale di fare entrare masse di immigrati senza creare caos nell’opinione pubblica poiché appena arrivano nel nostro paese iniziano a lavorare, si isolano, non danno nell’occhio (i vetri delle fabbriche vengono oscurati per non far vedere all’esterno le luci accese durante le nottate di lavoro e sfruttamento della manodopera). Ecco perché quando parli di extracomunitario il tuo cervello non visualizza un cinese ma un africano. L’africano arriva in Italia senza un network che lo sostiene, spesso da solo, senza disponibilità economica, all’avventura e come accade molto spesso la fine dell’africano senza un welfare state di tutela socialdemocratico ,senza sistemi di integrazione, falsamente accolto da cooperative malavitose a scopo di lucro e di sfruttamento degli incentivi pubblici, purtroppo la sua fine viene segnata e la necessità di sopravvivenza, lo spinge a delinquere, ad entrare nella malavita organizzata.
Ecco perché secondo la logica moderna un cinese non è extracomunitario mentre un africano si. I mass media hanno contribuito a pitturare questo aspetto grazie alla leva della cronaca nera di cui la maggior parte dei giornalisti sopravvive e si auto alimenta (ma non è colpa loro se la negatività incuriosisce più della positività, è un nostro aspetto culturale da riformare senza alcun dubbio. Dopotutto la positività di un evento genera invidia mentre la negatività genera compassione. Siamo esseri compassionevoli che covano invidia fomentata dai social e dalle battaglie virtuali a colpi di commenti).Il tema del razzismo sempre in auge e la demagogia politica hanno completato l’opera a favore dell’estremismo. Ma dal punto di vista logico un cinese non è meno extracomunitario di un africano!!
I cinesi entrano in concorrenza diretta e spesso sleale, distruggono il mercato locale abbassando i prezzi vendendo merce di qualità scadente e spesso tossica, fanno uscire le imprese locali e iniziano la conquista in pieno stile da gioco in scatola. I cinesi sono conquistatori di nazioni eppure la società non li vede come una minaccia sottovalutando tutti gli aspetti e prendendosela con quel povero africano fuggito dalla povertà e dalla miseria creata dalle multinazionali occidentali che hanno sfruttato e continuano a sfruttare la loro terra. Allora torniamo nel fulcro del tema: i cinesi hanno un network, una comunità, un sistema ben strutturato che permette loro di isolarsi e di non completare il processo di integrazione (ps: poi ci sono sempre le eccezioni, qui stiamo generalizzando l’aspetto in termini più ampi). È questo a rendere ingiustamente il cinese immune dall’essere considerato extracomunitario.
Tornando alla politica nazionale:
più recentemente se vi domandate come abbia fatto l’ex direttore di Studio Aperto a vincere le elezioni, la risposta è sempre la stessa (non si impara mai dagli errori e dalla storia). Prima ha leccato facendo carriera negli studi M. (quando l’altro fu licenziato dal TG4 prese le redini di entrambi i TG) poi mister B. dopo aver visto il buon lavoro svolto nel gestire la disinformazione e nel mettere gli orsetti con la musica commovente alla fine di ogni servizio, come d’accordo ha lanciato mister G.T. in politica e dal 2015 è presidente della regione L.
Chiudiamo questa piccola parentesi storico/politica/sociale analizzata dal mio punto di vista, da come l’ho percepita e da come la penso io, torniamo negli ultimi anni. Nelle carte dello scontro legale tra le fazioni contro centrale e quelle pro centrale (a favore erano il gruppo industriale Maccaferri, i nuovi costruttori, gli ex lavoratori e i rispettivi sindacati) molti erano i conti che non tornavano e già si sentiva la puzza di bruciato come se la centrale fosse già entrata in funzione. I pro centrale erano palesemente quelli che avevano un interesse economico diretto e mettevano i soldi prima della salute (comprensibile in un certo senso ma non condivisibile dal punto di vista morale e sociale).
Se la battaglia non fosse mai iniziata e se invece del buon senso fosse prevalso il menefreghismo ora sulle mie lenzuola si sarebbe adagiato il fumo nero e i microgrammi di ceneri non filtrate dal super filtro tecnologico i cui dati tecnici erano tenuti all’oscuro di tutti (per segreto industriale dicevano ma il motivo era semplice, loro sapevano benissimo come i risultati della scheda tecnica differivano dai risultati che si sarebbero ottenuti all’atto pratico ed erano anche convinti come una volta che la struttura sarebbe stata completata di certo nessuno li avrebbe più potuti fermarle). La curiosità mista ad assurdità riguardava la raccolta dei dati riguardanti l’inquinamento atmosferico per fare i calcoli di sostenibilità dell’intero sistema. I dati tecnici furono presi dalla stazione di rilevamento dell’aria di Civitanova Marche poiché quella di Campiglione era fuori uso.
La cosa era veramente bizzarra come bizzarro fu l’atto con cui gli enti riconosciuti dalla regione Marche che dovrebbero in teoria proteggere l’ambiente e i cittadini diedero un timido parere in pieno stile Ponzio Pilato nella valutazione di impatto ambientale lasciando le palle a casa. Il Comune di Fermo, Comune di Grottazzolina, il Comune di Ponzano di Fermo e il Comune di Monte Urano diedero parere negativo.
Un bel giorno l’azienda PowerCrop annunciò: <<Con il decreto ministeriale del 23 giugno 2016 il progetto non ha più la sostenibilità economica>>. La perseveranza, la lotta, lo scontro, gli incontri, i dibattiti, vinsero contro il denaro. Fu così che finì un incubo che oggi pochi, domani credo nessuno ricorderà mai grazie anche al futuro scritto positivamente da Mister Bracalente (qui per l’approfondimento). Un grazie particolare a tutti i membri del comitato Citasfe e a tutti coloro che hanno contribuito ad evitare la distruzione di Campiglione di Fermo e del nostro territorio. Concludo con una citazione:
Un eroe è un normale essere umano che fa la migliore delle cose nella peggiore delle circostanze.
(Joseph Campbell)
2017 l’Europa fa marcia indietro dopo aver distrutto l’industria saccarifera italiana
La fine delle quote di produzione del settore bieticolo saccarifero Italiano fu prevista per il 2017 dove l’Europa tolse anche i dazi aprendo le porte ai paesi terzi. Lo storia dello zucchero è stata una delle dimostrazioni di come si siano fatte delle scelte politiche amare (ironia della sorte) in totale assenza di strategie. Una mancanza di orientamento sul futuro delle colture agricole che pesa anche oggi dove siamo costretti ad importarlo sia per mancata capacità di produzione che per costi non competitivi. Questa è stata la strategia europea che punta alle politiche ambientaliste ma che ha distrutto la filiera italiana con ripercussioni negative che incrementano la produzione di CO2 per via dei trasporti dall’estero anche da oltre oceano. Questo perché i costi di produzione dello zucchero brasiliano ad esempio sono molto più bassi di quelli che deve sostenere qualunque azienda europea del settore ed in molti prevedono una vera e propria “invasione” di zucchero proveniente dall’altra parte del pianeta. Ottima politica ambientalista, a casa nostra questa si chiama globalizzazione!
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