La generazione hoverboard del cavolo

La generazione hoverboard del cavolo

Li vedi andare dritti a testa alta sicuri di sé questi piccoli mocciosi borghesi moderni con l’hoverboard da 300€. Come se quella testa alta volesse trasmettere il loro status sociale agli altri bambini “poveri”, per salutarli con profondo cinismo dall’alto del loro oggetto tecnologico. Quando ti passano davanti sfrecciando a tutta velocità senti dentro di te una specie di brivido misto tra pena,ribrezzo e disprezzo per quella povera creatura a suo malgrado incolpevole di essere stata partorita da due cretini (perché se hai un minimo di cervello questa cagata a tuo figlio non la compri).

È la nuovissima generazione hoverboard. Dopotutto questa è solo un’evoluzione prevedibile e subdola della generazione smartphone, iniziata nei primi anni 2000,una gara al cellulare sempre più piccolo e con funzionalità crescenti evolutasi fino ad oggi e tramutatasi in circa 15 anni con la generazione smartphone da 700€. La filosofia più costa e più è migliore è fissata oramai nella testa di tutti forse perché la mignotta più gnocca della nazionale la pagano di più? Ma da allora la tecnologia ha cercato di ampliare sempre più il raggio d’azione non solo in termini di prodotti ma anche in termini di età.

Oggigiorno vedere una bambina di 7 anni con il cellulare in mano è normalità mentre prima dovevi aspettare di compiere 14/15 anni per averlo. Che cazzo ci faccia una bambina con il cellulare a quell’età non voglio nemmeno saperlo. La globalizzazione e il marketing spinto hanno quindi contribuito a far esplodere aggressivamente il fenomeno tecnologico a qualsiasi limite di età. Anche perché i bambini sono facilmente suggestionabili e l’arma migliore per spingere i genitori a comprare il loro oggetto del desiderio è l’effetto virale per cui quando l’amichetto si fa l’hoverboard tu ti senti una merda a non averlo e inizi ad implorare mamma e papà per fartelo trovare sotto l’albero a Natale.

Così l’effetto domino ha inizio e l’amico dell’amico si comporta allo stesso modo espandendo il fenomeno a macchia d’olio. È un oggetto necessario? Ne abbiamo veramente bisogno? Lo dobbiamo comprare a nostro figlio? Ne possiamo fare a meno?Quali sono i vantaggi? Perché acquistarlo? Sono queste le domande che un genitore dovrebbe farsi prima di avere solo l’idea di poter acquistare l’hoverboard. In realtà non lo fanno, perché imitano il comportamento dei genitori con cui hanno parlato alla riunione insegnanti. E dal dialogo hanno scoperto che loro figlio e pochi altri sono gli unici in classe a non avere l’hoverboard e quindi si è sentito un cattivo genitore oppure si è sentito ferito nell’orgoglio colpito dalla lama della competizione genitoriale. Uscito amareggiato di li a poco andrà a comprare l’hoverboard non perché lo ha spinto la logica (anche perché la logica non lo avrebbe mai spinto) ma perché lo ha spinto il sentimento inconsapevole, contagiato dall’aberrazione sociale. È la generazione hoverboard del cazzo (l’hoverboard non serve a un cazzo e quelli che ci salgono sopra si sentono cazzo).

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