Quando da piccolo raccontavo le mie idee c’era chi si metteva a ridere, chi diceva che erano stupide, chi prima si metteva a ridere e poi diceva che erano stupide. Io rimanevo in silenzio, dentro di me non capivo perché le mie idee erano viste con scetticismo e derisione…sì forse alcune erano bizzarre, altre irreali, altre visionarie, eppure erano le mie idee.
Così decisi che per far sì che le mie idee potessero essere credibili l’unico mezzo era il sapere, la conoscenza. Avevo sete e fame di sapere. Ogni volta che qualcuno non comprendeva le mie idee io studiavo di più e ancora di più.
Mentre gli altri marinavano io mi facevo interrogare, non saltavo mai la scuola perché credevo nell’importanza del sapere per poter portare avanti le mie idee. Solo contro tutto, solo contro tutti, io e le mie idee. A testa bassa, in silenzio, contro corrente. E fu così che quelle idee piano piano iniziarono ad assumere forme più chiare e nette, ad organizzarsi, a modellarsi, a mutare. Quando gli altri non credono alle tue idee devi lavorare di più perché se ci credi veramente, allora devi essere disposto a tutto, devi trasformare la tua visione in una fottuta ossessione, dare corpo e anima fino a far uscire le lacrime e le gocce di dolore.
“HO TRASFORMATO LE MIE IDEE NELLA MIA VISIONE E LA MIA VISONE NELLA MIA OSSESSIONE”