La storia della città di Fermo e delle sue eleganti ex

La storia della città di Fermo e delle sue eleganti ex
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Quando parliamo di ex intendiamo ciò che oggi non sono più quello che erano una volta.
I cambi di destinazione d’uso le hanno rese famose. Alcune volte sedotte e abbandonate, alcune volte abbandonate e poi sedotte di nuovo, alcune volte lasciate al loro destino.

Di certo possiamo dire che Fermo è una grande città ricca di storia troppo sottovalutata ma in corso di rivalutazione artistica, storica e culturale. Una doppia particolare nomina la meritano la ricca biblioteca civica Romolo Spezioli e l’Archivio di Stato di Fermo. Basterebbero solo queste due a raccontare Fermo ma se mettiamo anche il Duomo, la piazza del Popolo, le cisterne romane ed il palazzo dei Priori allora la descrizione diventa pazzesca.

L’istituto Montani: la storia del sapere

La storia della città di Fermo inizia con la divulgazione del sapere. In tutto questo non possiamo non citare il più importante istituto tecnico della storia d’Italia, quello che fu l’ITIS Montani oggi conosciuto come Istituto Tecnico Tecnologico “G. e M. Montani”. Il Montani fu fondato per volere dei conti Gerolamo e Margherita Montani pochi anni prima dell’unità nazionale. Con l’unità il Montani venne trasformato in Istituto d’Arti e Mestieri per le Marche; per scelta degli illuminati politici fermani che lo vedevano, profeticamente, come elemento di sviluppo del territorio, l’ITI venne strutturato secondo i modelli europei d’avanguardia dell’epoca, in particolare quello francese.
Qui si sono formate le giovani menti di grandi tecnici, imprenditori, politici e dirigenti:
Mario Clementoni (fondatore della Clementoni S.p.A. società italiana che si occupa della produzione di giocattoli),
– Aristide Merloni (imprenditore e politico italiano fondatore delle Industrie Merloni), i fratelli –Benelli (fondatori della Benelli),
Antonio Di Pietro (avvocato, magistrato e politico)

Le origini dell’Istituto Tecnico Industriale Montani risalgono al 6 aprile 1854, data in cui fu inaugurata L’Opera Pia Montani. Essa era un “asilo per i fanciulli orfani e più poveri della città di Fermo”, affinché questi ricevessero una formazione morale e religiosa e una preparazione pratica tale che li facesse divenire “buoni artieri”. L’Opera era stata voluta dal filantropismo e dalla sensibilità pedagogica di un nobile locale, il conte GIROLAMO MONTANI, che nel 1849 aveva devoluto tutti i propri beni a questa iniziativa.

Con L’unità nazionale, nel 1861, un decreto del Commissario per le Marche, Lorenzo Valerio, trasformò l’Opera Pia in Istituto di Arti e Mestieri. Ne fu direttore per due anni l’architetto GIOVAN BATTISTA CARDUCCI, uomo di cultura e di esperienza europee, in particolare estimatore della società francese e dei modelli di sviluppo che ad essa dava la politica di Napoleone III. Con questa trasformazione la scuola perse la originaria funzione morale e acquistò una sua specificità tecnica funzionale allo sviluppo della produzione verso forme artigianali ed industriali.

Nel 1863, con l’intento di dare all’Istituto un’impronta veramente moderna ed europea, il Sindaco di Fermo, Marchese TREVISANI, insieme all’architetto carducci, volle che la direzione venisse affidata a qualcuno che disponesse di aggiornate competenze nell’insegnamento tecnico; fu così che venne chiamato a dirigere la scuola il giovane ingegnere francese Ippolito Langlois, già direttore del Conservatorio di Arti e Mestieri a Parigi.

Langlois fu direttore del Montani dal 1863 al 1895 contribuendo a far divenire l’Istituto uno dei punti di riferimento più importanti per l’educazione tecnica in Italia, attraendo studenti da ogni regione e diffondendo un metodo di insegnamento che combinava sapientemente sapere teorico e pratico.

In Nel 1907, prendendo la denominazione di Regio Istituto Industriale Nazionale, la scuola ebbe il riconoscimento del diploma da parte dello stato e i suoi diplomati poterono accedere ai Politecnici. È anche in questo periodo che le Officine vennero potenziate e furono dirette da eminenti personaggi del mondo della cultura tecnica: l’ingegner E. GARUFFA, collaboratore delle edizioni scientifiche Hoepli, l’ingegner TIBALDI, già direttore della Scuola Industriale di Vicenza, l’ingegner I.GOLFARELLI, già direttore delle Officine di Precisione G.Galilei di Firenze, l’ingegner G.GIORGI, noto per i suoi meriti scientifici.

La storia di Fermo cambia, la storia di Fermo domina

Tornando a noi, chi sono le 3 ex più famose del momento che danno gioie e dolori? I 4 casi più importanti ed emblematici di Fermo ruotano sulle ex sedotte nel tempo e che hanno fatto la storia del fermano:

Ex Santa Lucia (messa all’asta e comprata dalla Steat)
Ex Casina delle Rose (messa all’asta dal comune, comprata da Cardinali)
Ex Conceria (in disuso da molti anni e finanziata con il PNRR)

Forse ci sarà anche un’altra ex della Steat, ma è ancora presto per dirlo. Le ex sono pericolose e sono costate sempre un sacco di soldi (in tutti i sensi ed in tutti gli ambiti). Le ex lasciano sempre uno strascico e creano spaccature sull’opinione pubblica spesso per via del posto strategico e dell’importanza storica del luogo.

La spending review ha costretto e costringe la privatizzazione e lo spezzatino. Gli enti pubblici così come le aziende stanno perdendo piano piano i loro tesori, i loro introiti, il loro potere d’acquisto, la loro autonomia economica, costretti a vendere anche le quote delle partecipate. Oggi nessuno riesce a fare manovre indipendenti e l’obiettivo è proprio quello: CREARE DIPENDENZA. Quando sei dipendente da fondi europei, PNRR, e così via sarai costretto a mantenere una certa posizione e comportamento allineato. Così si eliminano i ribelli, con il dominio economico centralizzato, togliendo le autonomie locali. Abbiamo assistito e stiamo assistendo ad una DELOCALIZZAZIONE ECONOMICA senza precedenti con accentrazione di danaro nel posto dove per esempio si sono distribuite mazzette per avere i mondiali in luoghi dove circolano fiumi di danaro. La centralizzazione del denaro aumenta notevolmente il potere dell’oligopolio ma anche la corruzzione determinando una casta di dittatura europeista.

Anche le aziende si debbono piegare al sistema di finanziamenti centralizzati. Se fai come dico io ti do il contentino per sopravvivere, altrimenti muori, esci dal mercato. Se non sei fidelizzato, se non sei abbastanza grande e se non vendi il tuo culo in questo sistema sei finito, muori.
Spesso le scelte politiche locali sono obbligate dalla dittatura globale che costringe “monetariamente” lo scorpamento, lo spezzatino, la vendita.
Forse dovremmo fermarci e ripensare a come i Sumeri abbiano fatto la storia?

I Sumeri: un popolo indipendente

Se c’è un popolo che nella storia è rimasto impresso per via della loro indipendenza, beh quello è sicuramente rappresentato dai Sumeri. I Sumeri erano divisi in città-stato, simili alle poleis greche, e fra le più importanti ricordiamo: Ur, Uruk, Lagash e Larsa. Per città-stato s’intende una città che svolge gli stessi compiti di uno Stato come:

– Battere moneta;

– Possedere un proprio esercito;

È inoltre importante ricordare che i Sumeri fecero uso della scrittura anche in ambito culturale, con la stesura del primo poema epico, il poema di Gilgamesh, un poema riguardante le leggendarie gesta del re Gilgamesh e anche per scrivere le prime leggi per evitare l’arbitraria interpretazione di chi amministrava la giustizia. Difatti i Romani dicevano: ‘‘Verba volantscripta manent’’ ossia che ciò che è scritto rimane, ciò che è detto va via, scompare.

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