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Aziende a Monte Urano: una rubrica dedicata all’artigianato monturanese ed ai prodotti di qualità realizzati nel territorio.
Il made in Italy dalla calzatura alla pelletteria, dagli accessori di moda all’abbigliamento. Il distretto monturanese è conosciuto in tutto il mondo per la produzione di scarpe da uomo, donna e bambino. Negli anni 90′ le produzioni erano tali da incidere per parecchi punti percentuali nella produzione calzaturiera mondiale.
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Da qualche mese è irraggiungibile il “sito web” o meglio la “landing page” di Mun Market.
Il dominio munarketmonteurano.it è al momento della scrittura di questo articolo ancora irraggiungibile. Cosa sta succedendo al centro commerciale naturale monturanese?
Doveva essere lo shopping a due passi da casa tua. Mun Market viene definito come:
“un centro commerciale naturale che raccoglie in un’unica rete i negozi di Monte Urano. A detta degli stessi un’iniziativa che valorizza lo shopping locale e sostiene le attività commerciali che danno personalità e identità al paese. Acquistare all’interno di Mun Market significa vivere un’esperienza diretta e reale e scegliere non solo servizi e prodotti, ma soprattutto relazioni, sostenendo così l’aggregazione culturale e sociale del paese”
Il bando ha l’obiettivo di rivitalizzare la competitività economica dei centri storici ed urbani attraverso lo sviluppo e l’incentivazione di Centri Commerciali Naturali. I Centri Commerciali Naturali sono aggregazioni di piccoli operatori del commercio e dell’artigianato artistico e di qualità che, mediante opportune forme associative, si pongono quali interlocutori privilegiati per l’adozione di politiche di sviluppo comuni.
UniCredit supporta i piani di sviluppo sostenibile del Gruppo Santori, storica azienda monturanese specializzata nel commercio e nella produzione di pellami. La banca ha infatti finalizzato in favore delle aziende del Gruppo due operazioni, per un totale di 1 milione di euro, assistite all’80% dalla garanzia del Fondo di Garanzia per le PMI, gestito da Mediocredito Centrale per conto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Due finanziamenti, ciascuno da 500 mila euro, per le aziende del gruppo: Santori Pellami S.p.A. e Conceria Nuvolari Società Benefit S.r.l. Le operazioni hanno un periodo di ammortamento di cinque anni e sono finalizzate a sostenere attività di ricerca e sviluppo anche per la realizzazione di brevetti in grado di implementare la sostenibilità dei processi produttivi e l’utilizzo di materie prime ecosostenibili per la creazione di prodotti finiti sempre più green.
Santori Pellami è un’azienda marchigiana a conduzione familiare attiva dal 1890 e specializzata nel commercio e nella produzione di pellami. Si distingue per la continua innovazione e per il rispetto per l’ambiente. Dal 2015 ha avviato Naturella, linea di produzione sostenibile di pelle ecologica e biodegradabile al 90% grazie a un rivoluzionario sistema brevettato per trattare i pellami e ottenere un materiale privo di cromo, a basso contenuto di metalli pesanti e biodegradabile.
Conceria Nuvolari, realtà produttiva a conduzione familiare, è stata fondata nel 2009 guidata da Sara Santori dal 2015 che l’ha portata a diventare una PMI innovativa, specializzata in pellami di alta qualità.
SKINGOAT, brevetto di Innovazione Tecnologica (Micropore System Natural Transpiration) per il raggiungimento di elevati livelli di traspirabilità, termoregolazione e comfort in articoli in pelle, metal free e biodegradabili, prodotti principalmente per l’industria calzaturiera e dell’abbigliamento;
Graphene Leather, prodotto innovativo frutto degli sforzi di ricerca della Conceria Nuvolari che ha voluto sviluppare un nuovo tipo di pelle, trattata con grafene per essere adatta per produzioni di abbigliamento, calzature e arredamento; un prodotto particolarmente sostenibile grazie alla sua natura altamente resistente che conferisce una durabilità a lungo termine; e il know-how Nature-l che individua una linea di pellami altamente sostenibili certificati biobased al 88%, compostabili e carbon neutral.
Monte Urano si conferma importante nel mondo della pelletteria e della calzatura, attraendo investimenti da grandi gruppi bancari. Un’economia trainante su cui investire per dare linfa all’artigianato che ha sempre contraddistinto il territorio fermano e la città della calzatura.
MUApp doveva essere un’app dedicata al commercio monturanese disponibile per dispositivi Android ed Apple. Tutto era nato alcuni anni fa quando diversi commercianti cittadini, in collaborazione con Confartigianato, presentarono un progetto per partecipare a un bando regionale dedicato ai cosiddetti centri commerciali naturali, cioè quelle aggregazioni di negozi che operano integrandosi tra loro in ambito urbano, spiegava la sindaca Moira Canigola. Anche i media dell’informazione erano entusiasti dell’iniziativa, riportandola sui quotidiani cartacei e online. Ma cosa dice la controinformazione?
L’App era semplice: ciascun cliente che effettuava acquisti in uno dei negozi convenzionati riceveva, mostrando al negoziante il codice profilo dell’App, un credito ogni 15€ di spesa. Accumulando crediti si potevano sbloccare offerte esclusive, di cui successivamente usufruire mostrando il codice promozione al commerciante.
L’idea dei crediti funzionava come il cashback e sarebbe dovuta servire per incentivare il commercio cittadino. Spesso le idee sono giuste sulla carta ma l’applicazione pratica su un contesto cittadino di soli 8.000 abitanti con un numero ridotto di attività può essere completamente opposta come era neanche tanto difficile immaginare, soprattutto se non c’è una forte spinta nella comunicazione, ma neanche quella spesso basta con un target così piccolo in un contesto oramai iper-globalizzato.
Il progetto fu finanziato nel 2019 dalla Regione Marche perché arrivato tra i primi venti: 50.000 euro destinati a nuovi arredi e attrezzature per i negozi, ma anche all’App, sviluppata dal Lab 4 Brains di Montegranaro, che si è anche occupata della formazione tecnica personale.
“In tutto questo il Comune di Monte Urano ha svolto il ruolo di soggetto aggregatore, riuscendo alla fine a unire ben nove diverse attività: Alberto Monti, Bontà in Tavola, Fioreria Serenella, Gioielleria Cameli, Iso Centro Estetico, Lorella Parrucchieria, Moretti Arreda, Photogram e Samsara Centro Estetico” diceva la sindaca, che era particolarmente soddisfatta anche per il tempismo ed affermava:
“Conosciamo bene le difficoltà che i piccoli esercizi cittadini attraversano ormai dappertutto, ma come Comune non siamo voluti rimanere con le mani in mano e abbiamo deciso di essere parte attiva di un progetto che rappresenta la dimostrazione del fatto che, se si fa rete, il commercio tradizionale di un paese piccolo come il nostro può provare a sostenere determinati costi e a riproporsi in modo diverso attraendo nuova clientela”.
Il progetto sembrò finire prima ancora di iniziare. L’app non è stata pubblicizzata a dovere, praticamente la maggior parte dei cittadini monturanesi non la conosce nemmeno tutt’oggi. Non vi è stata comunicazione e dagli store ufficiali è praticamente scomparsa, impossibile da scaricare.
E così 50.000€ di fondi pubblici regionali che dovevano servire a sostenere il commercio e rilanciarlo non hanno avuto alcun impatto sociale di lungo periodo percepibile per la crescita del territorio. Un investimento economico sostanzioso andato in malora, l’ennesimo bando che non ha portato sviluppo tecnologico e spinta nelle vendite.
Eppure le dichiarazioni del primo cittadino sui giornali erano rassicuranti, ma come spesso accade nel monturanese le parole (chiacchiere) si perdono poi nell’applicazione dei fatti (applicazione che in questo caso è intesa sia in senso stretto che in senso lato).
Nel 2021 non contenti dello “strabiliante risultato” (è una spiacevole battuta che non avremmo voluto fare) si ottengono altri 20.000€ e la frase presa dalla stampa è “Investiamo 20mila euro. Capiremo passo passo dove possiamo arrivare, poi andremo alla ricerca di bandi. Prima vogliamo creare il nucleo”.
Secondo il quotidiano online laprovinciadifermo.com il tutto è stato affidato a Contenitore 11. Dagli atti risulta a THIS & MORE STUDIO SRL di Marco Amato, fondatore di Contenitore 11: uno spazio di coworking.
Con questi 20.000€ è stata creata solo una landing page con due pulsanti social e inserite qualche foto sulle piattaforme americane con una comunicazione veramente banale senza un minimo di video storytelling. Qualche borsetta shopper e dei depliant. Fine. Almeno è venti volte il costo reale di ciò che è stato fatto.
Per chi non è ferrato una landing page è una “pagina di atterraggio” tipicamente usata per fare remarketing, vendere corsi, far compilare form (ottenere dati e targhettizzare), visualizzare le pagine social. Le landing page sono progettate con un obiettivo e devono quindi essere il più possibile semplici per garantire che il tasso di conversione della campagna collegata si mantenga alto.
Eppure il remarketing non si è mai visto. Nessun effetto sulle vendite digitali. Nessun cambiamento sostanziale. Non vi è stato sviluppo tecnologico, ottimizzazione, automazione, acquisizione clienti, creazione di ricchezza. Nulla.
Poi il dominio non è stato più rinnovato ed è finito tutto in un nulla di fatto. Il dominio se n’è andato a farsi benedire come documentato:
La città di Monte Urano negli ultimi anni sta soffrendo di decrescita demografica e di emigrazione verso altri paesi. Quelle che dovrebbero essere opportunità di rilancio naufragano prima ancora di partire. I progetti non hanno un impatto sulle aziende tale da diventare dei volani dell’economia che permettono alla società di crescere e rimanere nel territorio. I giovani se ne vanno, le aziende chiudono, i finanziamenti non vengono sfruttati.
Ma i giornalisti fanno veramente il loro lavoro d’informazione completa ed esaustiva o sanno fare solo copia-incolla dei comunicati? Chi controlla l’impatto dei bandi nel medio-lungo periodo e il ritorno dell’investimento?
Ma la vera domanda è: “Qual’è stato il risultato tangibile di questi 70.000 €?”
Pole dance riparte a Monte Urano! I nuovi corsi base saranno tenuti dall’insegnante Laura Moretti che in questi anni ha formato un bel team di allenamento presso l’ASD Artistica Monturanese.
La pole dance è un misto di ginnastica e danza con la pertica. Spesso erroneamente confusa con la lap dance, si differenzia invece profondamente da essa in quanto, mentre quest’ultima nasce come spettacolo ludico e d’intrattenimento, la pole dance è un’attività sportiva a tutti gli effetti con gare nazionali ed internazionali.
La pole dance permette di scolpire e tonificare al meglio tutti i muscoli del corpo garantendo scioltezza nei movimenti. Uno sport sempre più amato e apprezzato soprattutto dal pubblico femminile. Sta prendendo sempre più piede col passare degli anni.
Il corso verrà tenuto presso la palestra dell’ASD Artistica Monturanese. Prenota la tua lezione di prova gratuita per capire meglio se questo sport può piacerti e migliorare il tuo corpo come vuoi tu.
L’𝘢𝘻𝘪𝘦𝘯𝘥𝘢 𝘈𝘨𝘳𝘪𝘤𝘰𝘭𝘢 C𝘰𝘭𝘭𝘪35 situata a 𝘔𝘰𝘯𝘵𝘦 𝘜𝘳𝘢𝘯𝘰 (FM) in Via Monte 35 ha oltre 2 ettari di terreno di facile accessibilità con vista mozzafiato e tramonti spettacolari. Produce miele e olio di oliva e ospita eventi, feste private, aperitivi in campagna, compleanni e laboratori in mezzo alla natura. L’azienda Colli35 fondata da Robin Basso nasce ufficialmente il 23 Novembre 2018 (codice Ateco: coltivazione di frutti oleosi).
La posizione di Colli35 è strategica per tre motivi:
1) è lungo un’arteria per l’accesso della città di Monte Urano con ampia visibilità stradale
2) è situata in cima a due valli con pieno sole dall’alba sino al tramonto
3) dalla posizione si gode di una vista molto bella sui colli fermani
L’azienda agricola oltre alla vendita dei suoi prodotti ha aperto un altro ramo di business forse ancora più producente che è quello degli eventi. La posizione, gli Alpaca, la natura e l’aria aperta si sposano perfettamente con la voglia di eventi all’aperto che sappiano conciliare musica, divertimento e paesaggio rurale.
Una moda abbastanza recente che è stata spinta dalle chiusure per Covid-19. Gli aperitivi sopra una balla di fieno con dei pallet come tavolini ammirando il dolce tramonto monturanese sono diventati un must.
Scelta strategica importante quella di creare collaborazioni con le altre realtà del territorio del settore food & beverage al fine di promuovere eventi a 360°. Poter assaggiare la birra prodotta localmente, i panini del territorio e la musica dei dj e/o gruppi locali. Questo significa vivere un paese e crescere come community ma anche come rapporti umani locali.
Un po’ quello che è sempre mancano in maniera continuativa nel territorio. Per Ottobre previsto un nuovo evento (insieme ad altre due realtà gestite da giovani monturanesi come Styles di Barchetta e Ciotti’s Bar di Bernetti) ovvero l’Oktoberfest Colli 35.
Quello che secondo noi traspare agli occhi dell’opinione pubblica monturanese è che in paese abbia portato più movimento giovanile un’azienda agricola privata, con le varie collaborazioni, che un’amministrazione comunale pubblica. Un grande esempio di come il privato possa muovere e promuovere il paese se organizzato strategicamente mentre il pubblico senza idee arranca e il centro del paese continua a spopolarsi con sempre maggiori chiusure (esempio: boutique Valentina, bar Arlecchino, ecc…) e soprattutto mancate aperture.
Per assurdo le periferie si stanno rafforzando rispetto al centro spolpato lentamente dall’inezia amministrativa e dal calo demografico impressionante. La città della calzatura è entrata in affanno nel 2008 sotto il peso dei mancati investimenti su un mercato sempre più globale e volatile, mentre la ricostruzione non è mai iniziata (il Cineteatro Arlecchino chiuso dal 2016 e una scuola media nuova, di cui avevamo bisogno già 30 anni fa, mai realizzata).
Aziende e commercianti, formazione gratis a Monte Urano. «Bene così, ma hanno aderito soltanto in 15». È questo il titolo scelto dal Corriere Adriatico che poi continua con: Formazione gratuita per aziende e commercianti: l’idea funziona ma non attira. «Il rammarico è che ci aspettavamo una partecipazione più ampia».
Non siamo d’accordo con l’impostazione dell’articolo che sembra avere un tono di colpevolizzazione nei confronti delle aziende.
Poniamoci due domande da cui ricavare dati:
– “Quante aziende sapevano di questo corso sul numero totale di aziende?”
– “Quante aziende avrebbero partecipato se l’orario fosse stato consono?”
Allora il problema che sorge è evidente. Perché? Se metti un corso che inizia alle 17:00 di lunedì cosa puoi aspettarti, il pienone? La domanda che bisogna farsi è banale e riguarda il livello organizzativo del corso. Bastava chiedere alle aziende il giorno e l’orario di preferenza compilando un semplice form online in modo da capire le esigenze delle attività stesse e scegliere giorno ed orario con il maggior numero di preferenze. Questo è come fare organizzazione democratica sul luogo, alla base dell’innovazione promossa da una amministrazione. È stato fatto?
Ma per fare questo prima ancora a nostro avviso andava fatta negli anni un’opera di censimento e raccolta dati delle aziende di pubblico pubblico con geolocalizzazione su una mappa e suddivisione per categorie di attività (calzaturifici, bar, pelletteria, parrucchieria, ecc…). Insomma, nel nostro paese manca un’organizzazione tale per cui è difficile organizzarsi in tempi rapidi con una comunicazione fatta bene. È stato fatto?
Dunque chi è che è disposto a smettere di lavorare alle 17:00 di lunedì e fermare la produzione della sua attività con dipendenti annessi per un corso di formazione? Si, perché nelle piccole aziende funziona così, non siamo a Milano dove c’è il top manager o il responsabile di marketing che fanno solo quello. Dalle nostre parti dove per la maggior parte sono aziende PMI a conduzione familiare il titolare è molto spesso un “essere multitasking”. Insomma, con un orario serale o del sabato mattina e con annessa comunicazione massiva mediante piattaforma apposita, sicuramente sarebbe stato un corso interessante da poter seguire perché non si sovrapponeva all’orario lavorativo della propria attività.
Le aziende debbono essere messe in condizione di seguire un corso a loro rivolto: è così difficile da capire?
Pertanto la frase il “Ci aspettavamo una partecipazione più ampia” più che una frecciatina al sistema imprenditoriale sembra un mea culpa, perché è come dire: “Non siamo stati capaci di coinvolgere le aziende”.
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