Il termine indignato è molto di moda e l’indignazione è all’ordine del giorno. Ma quali meccanismi attiva l’indignazione??
L’indignazione “sveglia” i sistemi dell’aberrazione sociale scatenati dall’irrazionalità, dal profondo sentimento negativo represso (odio, rancore, rabbia, invidia, violenza) che disabilita la coscienza umana. L’indignazione è diventata quindi un mezzo di propaganda molto utilizzato per fare notizia in quanto bypassa la logica del libero pensatore. Mettere alla base della notizia una foto o un video (la multimedialità visiva incide molto sull’utente destinatario dell’informazione) che creano indignazione sociale porta molto spesso la notizia al successo.
La scena sopra riportata da tutti i quotidiani, blog, telegiornali è un esempio lampante di come l’indignazione possa fuorviare dal vero colpevole nascosto: il regista. La scena infatti si compone di 3 attori principali:
- i soccorritori con la donna investita -> indichiamoli con A
- l’autore del selfie -> indichiamolo con B
- il regista (di cui nessuno parla, ovvero colui che ha effettuato lo scatto) -> indichiamolo con C
Allora utilizzando la logica se B commette reato nel fotografare se stesso in quanto include nella sua foto A senza avere il consenso, a maggior ragione C è doppiamente colpevole in quanto immortala nella scena A e B senza avere alcun consenso. Ecco quindi dimostrato come il regista è il vero colpevole di questo evento! Il titolo doveva essere: scatta una foto a chi si sta scattando un selfie con una donna appena investita dal treno. Questo perché il fotografo improvvisato poteva tranquillamente rimproverare il ragazzo per la magagna di cattivo gusto senza dover pubblicare nulla di quell’evento (sarebbe stato un signore, un saggio).
Non lo ha fatto, ha dato in pasto ai media la scena per far scatenare l’odio civile represso. Il regista della scena è stato un essere meschino, irresponsabile e certo di poter fare lo scoop dell’anno con quella sua foto del cazzo non ha risparmiato l’indignazione, pane quotidiano prelibato per chi fa informazione. La condivisione dell’indignazione può fare più danni dell’indignazione stessa, in quanto fomenta la rabbia e genera meccanismi a catena.